Don Luigi Soldà
n. Novale (Vicenza) il 30 marzo 1900 - M. Bassano 23 febbraio 1991
Insignito della Medaglia d'argento dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat il 2 Giugno 1969 per meriti scolastici.
Assieme a Don Randon fu promotore alla formazione del Gruppo Scout tra il 1922 e il 1926, partecipando alle attività nei brevi periodi in cui tornava dal Seminario Diocesano di Vicenza al paese natio.
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foto diel Gruppo Scout Valdagno 1 "Virtus" - (1926)
scattata di fronte all'attuale abitazione custode - Oratorio "Don Bosco Valdagno"- allora Oratorio "PIO X"
da una biografia tratta dal libro "Collegio Vescovile GRAZIANI 1903-2013: Cento anni di impegno educativo " di Don Luigi Secco
Con Mons. Gabriele Migliorini ed il prof. d. Secondo Barban, Don Luigi Soldà è una delle tre persone più benemerite nell'impegno educativo del Collegio Graziani (Bassano) per avervi profuso la propria attività apprezzata ed incisiva per oltre cinquanta anni, principalmente come insegnante.
Nei primi giorni di aprile 1918 viene chiamato alle armi in zona operativa per gli ultimi otto mesi di guerra.
Nel 1920 si iscrive alla facoltà di ingegneria presso l'università di Padova.
Nel 1922 lascia gli studi universitari ed entra nel Seminario Diocesano di Vicenza per studiare Teologia.
Consacrato sacerdote il 18 luglio 1926, fu inviato dal Vescovo Rodolfi al Collegio Vescovile Graziani di Bassano dei Grappa per insegnare matematica e completare gli studi per la laurea in Scienze Naturali. Si è laureato in Fisica e Scienze Naturali all'università di Padova il 13.7.1928. Conseguì l'abilitazione all'insegnamento nel 1933 e fu iscritto all'Albo Professionale Veneto in data 23.3.1936.
Inizia il periodo bassanese che durerà 65 anni. Per oltre 40 anni fu insegnante di matematica in tutte le scuole Medie e nel Ginnasio superiore del Graziani e nel 1932-33 Religione all'Istituto Tecnico di Bassano dei Grappa. Incise notevolmente nella cultura e nella formazione di migliaia di giovani.
Si prestò anche all'insegnamento nel Seminario Diocesano in occasioni di emergenza, facendo la spola tra Bassano e Vicenza.
Svolse diverse attività ministeriali: durante la seconda guerra mondiale fu Rettore della Chiesa di S. Donato, attigua al Ponte Vecchio a Bassano, segnalandosi per le sue coraggiose opere di assistenza nei confronti dei bisognosi di ogni genere. La piccola Chiesa fu adibita in qualche occasione a dormitorio per fuggiaschi senza tetto.
Per 20 anni fu Cappellano degli Ospedali di Marostica prima, della Colonia Sanatoriale poi ed in fine della Divisione di Neurologia e di Lunga Degenza di Bassano. Il suo modo di stare con gli ammalati era del tutto eccezionale: sapeva invogliare al sorriso anche i più sofferenti e dava sicurezza con il suo modo sincero di essere solidale con il dolore altrui. Fece anche il Cappellano alla Casa Madre delle Suore della Divina Volontà.
Morì il 23 febbraio 1991.
Decorato di Medaglia d'argento dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat il 2 Giugno 1969 per meriti scolastici.
Il Comune di Bassano dedicò una via a Don Luigi Soldà vicino alla Chiesa di S .Donato.
In occasione delle nozze d'argento sacerdotali, il Direttore del Collegio Mons.Leone Carpenedo così mise in risalto la sua figura e le sue attività.
"Quando alcuni giorni fa ho stimato mio dovere inviare agli alunni del nostro Collegio vecchi e nuovi una lettera per invitarli a partecipare spiritualmente almeno alle nozze d'argento sacerdotali del nostro carissimo d.Luigi, mi dovetti preoccupare, dicevo, di non urtare la sua sincera e sempre egualmente scontrosa modestia.
Oggi, che la mia posizione mi obbliga a rivolgergli pubblicamente la parola, questa mia preoccupazione diventa ancora più grande: ma penso a buon conto che egli vorrà essermi indulgente per quel poco che dirò e per molto che non potrò dire, mentre una ricorrenza che arriva dopo un quarto di secolo ha pure le sue esigenze.
Sarò dunque breve ma altrettanto sincero.
Io son qui prima di tutto per interpretare i rallegramenti, i sentimenti di riconoscenza, gli auguri ed i voti dei Superiori, Colleghi ed Alunni del Collegio; poi anche quelli di tanti e tanti amici e conoscenti, che gli vogliono bene, e specialmente di questa Casa religiosa della Divina Volontà, a cui egli con sempre nuove energie prodiga la sua preziosa assistenza.
Qui non ho bisogno di certo di indugiarmi a far calcoli: i sentimenti di tutti sono spontanei e naturalissimi: per tutti, conoscerlo e volergli bene è la stessa cosa: è sempre stato così:
e se talora non fosse stato così, non sarebbe stato per colpa sua, ma per colpa di chi non lo conosceva.
Soddisfatto a questo primo dovere della circostanza a nome di tutti, personalmente io ne ho un altro: quello di rendere pubblica testimonianza della sua lunga, paziente, illuminata opera nel campo specifico del Collegio, che il Signore gli ha assegnato.
Egli è venuto qua, sacerdote novello, per insegnare matematica: fornito del titolo accademico nella matematica e nelle scienze, era l'uomo che ci voleva: ed il compianto Vescovo Mons.Rodolfi lo elesse come un figliuolo per l'istituto a cui voleva dar vita e splendore.
Ora che cosa ha fatto egli in questo suo campo di lavoro?
Professore di matematica! Tutti sanno e ripetono, anche per moda, che è questa una materia difficile e di sua natura la più antipatica ed ostica delle materie di studio. Né la cosa deve far meraviglia ove si pensi che essa deve fare continuo appello alle pure facoltà intellettuali degli alunni in una età in cui tali facoltà non sono spesso abbastanza mature, ed è invece violento il predominio della fantasia ed assillante il bisogno del movimento.
Ne consegue una situazione delicata e in certi casi veramente aspra sia per chi insegna, sia per chi deve imparare: compito ingrato agli uni, affare penoso per gli altri.
Ma alla scuola di D. Luigi che cosa è avvenuto? che cosa avviene sempre?
Gli alunni sono bensì preoccupati della difficoltà della materia, ma vanno a scuola sempre volentieri. Dalla esposizione sobria e lucida, dalla disciplina esemplare, dalla affettuosa comprensione, dalla assoluta imparzialità di giudizio del maestro tutti sentono che hanno nella scuola l'ambiente che fa per loro.
Lì si alterna l'arido calcolo dei numeri colla digressione scientifica, il duro traguardo dell'esercizio algebrico collo scherzo faceto, il premio immediato della lode pei diligenti o qualche sveglia scabrosa pei distratti: sorrisi e lacrime di tutti i giorni, ma sempre in tono festivo e con una conclusione sola: dove c'è il professore di matematica, i giovani corrono con affettuosa confidenza come si va a trovare il più obbligante degli amici.
E quando questi benedetti figliuoli sono usciti dal Collegio e son lontani, dopo un anno, come dopo venti anni, già professionisti e padri di famiglia, associano invariabilmente a tutti i ricordi del Collegio il ricordo di D. Luigi, per il quale non manca mai lo speciale saluto.
Spesso mi sono chiesto io stesso come mai si spieghi questo fenomeno così costante e così generale: ed altro non ho potuto dire a me stesso o al Superiore che mi chiedeva notizie, se non questo: quella è una scuola che risponde agli ideali della Chiesa; mentre da una parte è una vera scuola e deve garantire una salda istruzione scientifica, dall'altra è anche missione, cioè lavoro di anime. Lì l'intelligenza è accompagnata e riscaldata dal cuore, che genera il soffio perenne dell'amore; lì l'opera del maestro è continuamente mescolata e fusa con quella dell'apostolo, specialmente per anime più bisognose, con benefici riflessi e duraturi effetti sulla scienza e sulla fede.
Ma il tutto va spiegato solo ammettendo la presenza e l'inesausta attività dell'amore di Dio, che vive ed opera sempre al di sopra delle contingenze umane, che non ha accettazioni di persona, che vince i disagi materiali, che aggira gli stessi disturbi fisici, che santifica gli ostacoli morali più pericolosi dell'incomprensione o della sorda ostilità ... la presenza insomma della gemma più preziosa dell'anima sacerdotale: la carità.
Detto questo ci viene più facile spiegare tante altre cose che hanno adornato per venticinque anni il cammino di questo nostro confratello ed hanno fatto spuntare sui suoi passi tanti fiori di bontà e di religione. Portato anche da geniale istinto a lavorare tra i giovani, egli ha saputo sempre trovare per loro dei nuovi espedienti per tenerli uniti e farli divertire a spese del suo tempo libero e della sua borsa: ecco le proiezioni, fatte un po' dappertutto, - per istruirli nelle verità eterne: eccolo all'opera della Dottrina Cristiana parrocchiale o all'insegnamento della Religione nelle scuole pubbliche, quando questo non aveva altro premio che la benedizione di Dio; o per difenderli dai pericoli.
Quando nella troppo nota vicenda politica del fascismo i giovani, tutti i giovani si trovarono inquadrati in organizzazioni che non facevano certo professione di religione e tanto meno di attaccamento alla
Chiesa, colle conseguenze delle idee e dei costumi che è facile indovinare, ,eccolo là tra le feluche delle camicie nere, sempre pronto a contendere, quando ce ne fosse bisogno, il passo al diavolo, a tenere alto il diritto della Chiesa nella educazione della gioventù, a reprimerei tristi effetti dei cattivi esempi. Alla sua franchezza apostolica non mancarono i consensi e l'ammirazione di tutti. Si può pensare che tra i giovani egli trovasse pure le legittime soddisfazioni che può offrire l'età più bella, la primavera della vita.
Ma quali gioie poteva egli ripromettersi da una assistenza religiosa ai tubercolosi del sanatorio?
Pure egli ci fu e ci lavorò per anni quando non c'erano di certo comodità ed agi, ma c'era tutto da costruire. Quali miraggi di soddisfazioni o di interessi umani poterono allettarlo alla chiesetta di S. Donato, dove ebbe a compagni inseparabili i poveri, i derelitti, in momenti in cui era difficile per tutti assicurarsi anche il pane quotidiano?
"Sta attento, sai, mi diceva un giorno, col suo fine umorismo, Mons. Rodolfi, che per far carità ai poveri don Luigi ci venderà anche le scarpe e poi dovremo comprargliele noi!
"Ma chi lo può fermare" gli rispondevo.
E così fu che tra i poveri di S. Donato egli fu in momenti calamitosi come in vita di missione e confortò e aiutò e salvò quanti poté, lottando egli stesso col bisogno,tra i pericoli, fino a restare senza tetto. Ma quando se ne andò, se ci fuchi guardò sospirando ai ruderi della Chiesa diroccata e alla povera canonica deserta, più assai furono quelli che piansero per la partenza del padre dei poveri. Questo, o amici, è il sacerdote che celebra oggi tra noi le nozze d'argento della sua consacrazione sacerdotale.
Quando io, 25 anni or sono, ebbi la fortuna di accompagnarlo insieme con gli altri suoi compagni per la grande cerimonia alla Cattedrale, non potevo certo immaginare che mi sarebbe toccato anche la sorte di rendere pubblica testimonianza della sua attività sacerdotale in questa occasione, ma fin da allora ero ben sicuro, come suo Superiore, della integrità della sua vita, della santità dei suoi propositi non meno della capacità di tradurli in atto.
Ora vedo con legittimo e santo orgoglio che la storia mi ha dato ragione. Sia benedetto Iddio in queste grandi opere della sua grazia: e voglia Egli prolungarla nel tempo conservando a questo nostro dilettissimo confratello per molti e molti anni ancora le giovanili energie e le meritate consolazioni dell'apostolato."