Come erano gli Scout 100 anni fà?
E come si presentavano?
Ecco qui di seguito in sintesi, una carrellata di attività, di simboli, la divisa e le presenze che a quel tempo facevano parte della vita scout e che nel tempo e per eventi storici poi si è evoluto fino ai giorni nostri nell’AGESCI
La divisa:
Una camicia con due tasche e spalline abbottonate di colore “cachi” pantaloni corti in genere dello stesso colore, ma spesso questo era “poco considerato”. Colore che era molto simile ad alcune divise militari (n.d.r. facili da reperire ricordando che siamo nel periodo compreso fra le due guerre mondiali).
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Raduno al Parco Querini di Vicenza, sullo sfondo la chiesa “Araceli”
I Rover del Valdagno I°
1 Don Francesco Piubello 2 Bruno Oboe 3 Antonio Zanotelli 4 Flaminio Zordan 5 Arcadio Refosco 6 Mario Lora 7 Vincenzo Costantin 8 Miro Stocchero 9 Gian Franco Falloppi |
10 Tarcisio Toniolo 11 Pozza Paolino 12 Felice Cortiana 13 Maglio Bevilacqua 14 Carlo Franke 15 Giuliano Fin 16 Ken Silvano Soldà 17 Ruggero Bassanese (Lupetto) |
Cappellone sempre presente (eccetto in queste due foto degli anni 50) è forse il segno distintivo più visibile e distinguibile dei gruppi scout ora poco utilizzato.
La scelta del colore della divisa fu probabilmente anche un motivo di distinzione dal gruppo GEI che aveva la divisa verde scuro.
I Lupetti maglia verde e cappellino dello stesso colore, pantaloni fustagno bleu.
Sulla divisa si porta dopo aver fatto la promessa sempre il giglio Scout simbolo di pace e di purezza nella posizione del cuore.
IL TRIFOGLIO, IL DISTINTIVO DELLE GUIDE |
Le origini del GIGLIO IN ITALIA In Italia l'emblema scout prese all'origine una forma diversa. Il disegno del primo Giglio dell'ASCI fu copiato da una chiave di volta di uno degli altari minori della chiesa di S. Agostino di Genova, che fu sede dei primi esploratori dell'ASCI (...) |
Il significato del nuovo simbolo ufficiale dopo l’unione di ASCI E AGI è rinnovare l’immagine di AGESCI tenendo insieme tradizione ed innovazione e dovrebbe essere noto a tutti ma lo ricordo:
---- agesci
Se non conoscete la simbologia e il significato delle varie componenti cliccate qui
Altri segni distintivi erano apposti sulle maniche per identificazione del gruppo e della regione, così come le specialità o le “onoreficienze” (ora non più in uso), eventi di partecipazione di altro tipo etc. erano poste sul petto, lato destro della divisa o sulla manica.
---distintivi
Nel dopoguerra circa negli anni 60 per distinguere gli scout dell’ASCI da chi spesso associava la loro divisa ad una divisa militare o paramilitare e dava una connotazione distorta e militaresca all’associazione (gli Italiani per di più erano stufi di uniformi e di organizzazioni per troppe recenti esperienze vissute nel periodo pre-bellico) si decise di “staccare questa etichetta” cambiando la divisa in una camicia di colore grigio chiaro con pantaloni di fustagno bleu scuro.
Poi nel proseguo nel 1974 con la fusione ASCI-AGI come rinnovamento e fusione delle associazioni si decise di cambiare nuovamente scegliendo un colore più “sgargiante” e uniformare le divise delle due associazioni scegliendo il colore azzurro per tutte le branche.
n.d.r. Non conosco i motivi della scelta, ma se oggi gli atleti italiani li chiamiamo “azzurri” forse un motivo di collegamento c’è anche se, a livello locale, nei primi tempi i buontemponi ci prendevano in giro come “autisti FTV” per lo stesso colore azzurro delle loro divise J.
Ma anche il lessico vuole la sua e la “divisa” cambiò ufficialmente il nome in “uniforme” del resto … la divisa divide ...l’uniforme unisce.
La fiamma, il Fazzolettone e il giglio.
Questi erano i tre elementi base che davano un’identità al gruppo: il colore della “fiamma” del “fazzolettone” e il “giglio”.
Nelle cerimonie E/G: La Fiamma (o guidone) di Reparto è il simbolo della storia del Reparto e della sua comunità ed era assegnato generalmente ad un elemento di una squadriglia (chiamato Alfiere) che per meriti diversi aveva “conquistato” l’onore di rappresentare in quel momento il Reparto.
La Fiamma di Reparto è triangolo di stoffa (cm. 20 per 35) nei colori del Gruppo (quelli del fazzolettone) con al centro l'emblema dell'Associazione.
Per questo nella sede di Reparto e al campo essa ha un posto d'onore e non è, di solito, inserita in giochi o attività similari. Essa si porta legata ad un bastone alto 175 cm. munito di puntale, ed è affidata ad un alfiere, designato secondo le tradizioni del Reparto.
In marcia, la Fiamma precede il Reparto, venendo prima della prima squadriglia. Col Reparto in formazione (in quadrato o in altra formazione) la Fiamma si porta verticalmente sul lato destro disteso (l'alfiere non esegue saluti).
Durante la S. Messa, l'alfiere non si inginocchia (alla consacrazione si usa portare la Fiamma in posizione orizzontale). In caso di lutto (di Associazione, di Regione, di Zona, di Gruppo) al bastone della Fiamma può essere legato un nastro di crespo nero per tutto il periodo prescritto.
Nota: simile alla “Fiamma” e da non confondere è il guidone di squadriglia viene usato nei reparti di tutte le associazioni scout: generalmente, su un bastone diritto (alpenstock), ad una estremità è fissata da un lato una punta, solitamente di ferro, per poter essere agevolmente piantato nel terreno, mentre dall'altra è infissa una bandierina, chiamata guidone di forma triangolare a fondo bianco, misura 23 x 40 cm, che su entrambi i lati porta il disegno (solitamente quelli originali di Robert Baden-Powell) dell'animale da cui la squadriglia prende il nome. Per i gruppi nautici, il colore dell'animale sarà azzurro.
Il resto del legno può essere poi ricoperto, in base alle tradizioni del reparto, con cordini annodati colorati, o anche semplicemente lasciato a nudo.
-------- doc censimento 46
Nei documenti di registrazione del gruppo presso il Commissariato Centrale di Roma era necessario indicare i colori di questi tre simboli identificativi.
Per il Valdagno 1° i documenti in nostro possesso risalgono al 1945, la “reiscrizione” del gruppo dopo la fine della guerra, dato che prima sembra non esserci traccia di documenti di registrazione a parte il bollettino ufficiale dell’ASCI che non riporta questi dati.
Qui regna un po’ di confusione perché i dati non coincidono in quanto una prima richiesta riporta fazzoletto e fiamma rosso cardinale con bordo celeste e giglio celeste invece nel “Censimento del 1945” si riporta per i colori della fiamma e del fazzoletto i colori arancione con bordo rosso ma nessun colore del giglio.
------- doc altro censimento
Di fatto da testimonianze attendibili sembra che la prima sia quella originaria ma poi le cose cambiano…
e qui troviamo una simpatica storia dove il protagonista è “Ken” (Soldà Silvano). La storia tramandata dallo stesso protagonista e da diversi testimoni è quella riportata qui di seguito:
Premesso che durante il secondo conflitto mondiale diversi gruppi continuarono a praticare un'attività clandestina o mascherata. Attività ad alto rischio che poteva voler dire …minimo il “carcere”. Quel periodo è definito nell’ambiente scout come la "Giungla silente" (il nome dato dal CNGEI, ma termine adottato anche a tutte le altre "resistenze" scout ASCI nel periodo della clandestinità).
Anche il Valdagno 1° continuò a tenere vivo “il seme” dello scoutismo Valdagnese con uno sparuto “zoccolo duro”. Era il lontano 1945, il Reparto si era ricostituito dopo gli eventi bellici uscendo dal periodo di clandestinità, e tramite questi coraggiosi scout finita la guerra si rimise insieme il gruppo. Ci furono fin da subito diverse adesioni il Reparto contava fin dall’inizio 3 squadriglie di Pionieri (Rover) e 4 di Esploratori.
Qui puoi trovare l’elenco.
Nel 1946 si era in procinto di pronunciare la Promessa. Serviva il fazzoletto e Ken su incarico di Pierin Fongaro si è recato nello storico negozio di merceria “Silvello” in corso Italia per procurarsi la stoffa.
Esordì così: …quale stoffa ha a disposizione? …ma che sia la meno costosa…
(…soldi non ce n’erano!)
Il titolare capite le motivazioni và sul retro e ritorna e srotolando sul bancone una pezza di color arancione -questo è quello che abbiamo a prezzo scontatissimo,... anche perché non lo vuole nessuno!-.
“bon questa xè quela che fa par naltri”
…e da lì in poi il fazzoletto è diventato arancione
La semplice motivazione della scelta rende oggi ancora più caro il nostro fazzoletto arancione, perché ricorda i tempi difficili del dopoguerra dove c’era persino penuria dei beni primari come il cibo.
Ricordando queste umili origini riandiamo alle fonti della nostra bellissima storia …ed è con una sorta di pudore che oggi riprendiamo in mano ed indossiamo questo lembo di stoffa custode di tanti ricordi.
Le attività
A quel tempo non si giocava certo a “scoutball” le cui prime tracce di regolamento risalgono al “recente 1974, i giochi erano sempre semplici e tradizionali giochi di origine comune.
Le principali attività Scout erano attività di pioneristica, segnalazione, attività “fisiche“ partecipando a eventi cosiddetti “ginnici” dove le gare erano gare di tiro alla fune, passaggi alla marinara, corse ad ostacoli, “scalpo” etc.
------ foto pionieristica
Torre di segnalazione (cortile Oratorio in fondo)
Dato che erano molti i gruppi Scout in provincia le notizie degli eventi scout venivano riportate spesso nella stampa locale.
In provincia i due principali quotidiani erano “La Provincia di Vicenza”; quotidiano molto vicino all’ambiente fascista diventata poi “La vedetta fascista” e successivamente il Giornale di Vicenza.
Mentre di orientamento opposto era il Corriere Vicentino vicino all’area clericale.
Ecco un episodio che vide primeggiare un lupetto (poi famoso) del Valdagno 1° ai giochi di Thiene.
Questo lupetto di soli 9 anni effettuò un lungo passaggio alla marinara quasi completamente, ciò che non erano riusciti a fare nemmeno gli scout più grandi…
il suo nome ? “Bortolo Sandri”
ma se vuoi leggere la sua gloriosa e sfortunata storia devi leggere il suo profilo qui
Gli Scout erano sempre presenti nelle sfilate pubbliche e nelle processioni. A livello parrocchiale spesso veniva affidato loro anche la gestione del “servizio d’ordine” e la logistica.
Fra le attività “tecniche” ci si spingeva a realizzare azzardate costruzioni di pionieristica, quali ponti tibetani, sopraelevate per le tende, teleferiche etc.
Molto diffuso e pregnante a quel tempo è stato l’amore per la montagna (almeno dalle nostre parti). Questa è sempre stata una grande passione che ha legato lo scoutismo locale e fece parte del DNA scout, tanto che a quel tempo alcuni Scout partecipavano anche a “raduni” di arrampicata in competizione con altre associazioni vicine alla montagna come il SUCAI (studenti universitari del Cai, organizzazione inizialmente indipendente e parallela al Cai), che in seguito venne assorbita dal GUF (Giovani Univesitari Fascisti) poi sparita alla fine della guerra e riassorbita nel Cai.
A tal proposito è molto noto l’episodio che vide primeggiare gli scout di Vicenza (GEI) nella grande e partecipata manifestazione che si svolgeva al “piazzale Sucai”, in quelle che oggi chiamiamo genericamente “Piccole Dolomiti” (il cui termine è stato coniato dal grande Gino Soldà e non esisteva in precedenza).
Nello specifico il “piazzale Sucai” per chi non lo sa è quel grande circo franoso pieno di massi alla base del gruppo del Fumante oggi “palestra naturale” frequentata molto spesso dai corsi di arrampicata.
Le cime più famose sono la conosciutissima Guglia GEI e la vicina Guglia Mario Cesareo.
Qui potete leggere la storia di queste due cime conquistate per la prima volta dagli Scout da cui presero il nome.