Come scegliere gli scarponi da trekking
L'acquisto degli scarponi è sempre un evento che prima ci entusiasma, poi complice la vasta gamma, le tipologie e modelli presenti sul mercato, ci fa sprofondare nell'incertezza ed infine una volta effettuata una scelta se non corretta può procurarci situazioni.... poco piacevoli e dolorose anche a fronte di una spesa che oggi non è certo indifferente per questo tipo di calzature.
Come possiamo evitare di sbagliare l'acquisto ?
Lo scarpone è l'elemento più importante dell'attrezzatura da trekking e noi Scout lo sappiamo bene, di fatto è ”l'interfaccia” per dialogare con il terreno …l’appoggio del piede sul terreno trasmette le informazione che questo riceve.
Lo scarpone deve avere la massima sensibilità senza sacrificare il confort, solo con uno scarpone "giusto " possiamo acquisire sicurezza nella camminata permettendoci di progredire tecnicamente in sicurezza e con meno fatica.
Tante sono le caratteristiche da prendere in considerazione quando si devono acquistare degli scarponi per le attività Scout o per andare in montagna e il primo elemento da cui partire è sempre l’utilizzo che se ne fa considerando che lo scarpone “per tutto” non esiste:
Le nostre abitudini di utilizzo devono considerare non solo l’attività Scout ma anche se amiamo altre attività legate alla frequentazione di sentieri di montagna piccoli trekking, escursioni in roccia, in palestra etc. e anche la frequenza di queste attività a meno che i vostri budget di acquisto non siano “illimitati”.
1) La prima regola è non farsi guidare dalle mode, dai colori o dalle forme accattivanti non farsi conquistare dalla marca nota o dal design ricercato …ma dal piede!
2) La seconda regola per capire se un prodotto è più adatto e confortevole per il vostro piede è esclusivamente provare e riprovare mettendo a confronto diversi modelli.
È bene tener presente che quello che al momento della prova può sembrare un piccolo fastidio, in camminata si può trasformare in un dolore insopportabile, e creare successivamente anche gravi problemi al piede considerando che alcune passeggiate hanno una durata anche di 8 o più ore, quindi sarebbe impensabile indossare delle calzature che non garantiscono il massimo confort alle estremità perché si rischierebbe di non riuscire a camminare e ciò può rovinare la giornata e quelle successive, a noi e agli altri, quindi è meglio scartare gli scarponi che alla prima prova presentano delle piccole problematiche o difetti di calzata o confort.
Fatevi consigliare dal commesso, e se è un buon esperto (“boot fitter”) vi deve consigliare lo scarpone più adatto per quanto riguarda la morbidezza (Flex) la larghezza della pianta (Last size) che è la larghezza massima dello scafo dello scarpone in prossimità del punto più largo del piede e taglia, secondo le caratteristiche fisiche del piede e del tipo di attività che volete affrontare. Inizierà a valutare la postura ed il vostro peso, quindi passerà a misurare il piede ovvero lunghezza, larghezza, collo piede ed archi plantari infine vorrà sapere l’utilizzo che ne farete della calzatura.
Ma se vedete che è poco attento ecco alcune regole da considerare per non sbagliare l’acquisto:
Prima verifica:
Il piede dovrà sentirsi comodo ma “compresso” (non troppo) e dovrà sembrare un po’ “corto” e stretto; in pratica il piede non deve toccare la punta della scarpa e non deve muoversi all’interno della stessa quando si cammina quindi se in negozio ci si sente comodi e con ampio spazio per muovere le dita dei piedi, significa che sono troppo grandi.
Le calzature devono essere avvolgenti sul piede pertanto allacciatele con cura; come prima di iniziare una camminata. E’ importante indossarle entrambe (i piedi non sono perfettamente uguali) e anche le calzature possono presentare dei difetti; camminate nel negozio per sondare tutti questi aspetti.
seconda verifica:
Non sottovalutate le “calze”, fatevi dare delle calze di prova simili a quelle che usate normalmente per questo tipo di attività oppure consultate questa nota sulle calze. Non dovete avere fretta di provare camminando per almeno 15/20 minuti (i negozi specializzati hanno in genere un percorso che simula un sentiero di montagna salita e discesa proprio per effettuare prove di camminata) se non c’è questa possibilità ma ci sono delle scale usate quelle, tenendo presente che è la discesa che provoca i problemi più importanti. E’ importante non toccare la punta con il piede quando si è in discesa.
Scegliete i prodotti che vi sembrano i più adatti e confortevoli per il vostro piede (e con piede intendo tutto anche la parte alta del collo del piede e della caviglia), meglio un prodotto meno “spinto” tecnicamente ma che vi fa stare a vostro agio con il piede.
Tenete presente, per scegliere la calzatura, quali sono le caratteristiche fisiche del vostro piede perché ogni marca propone modelli a parità di numerazione/taglia che sono a pianta larga (adatti per chi ha i piedi piatti) o a pianta stretta, proprio per adattarsi meglio alla morfologia del piede.
Quindi considerate e chiedete un modello che rispetti la morfologia della vostra pianta del piede (il commesso professionale dovrebbe consigliarvi un modello che rispetti questa caratteristica essenziale).
Comunicate con il commesso le vostre sensazioni, quelle che il vostro piede vi trasmette soprattutto per quanto riguarda la pianta del piede che non deve “ballare” ma avere una certa stabilità e soprattutto non deve essere compressa ai lati, considerate stringendo i lacci che il collo del piede non sia “sacrificato” e che il tallone del piede sia ben appoggiato alla parte posteriore e ben avvolto dall’imbottitura così come la parte alta della caviglia.
Quest’ultima può avere una fascia terminale più morbida, più “avvolgente” o avere un “incavo posteriore che permette una flessibilità maggiore nella camminata tenendo più “libero” il movimento del piede nella flessione dell’arto, la scelta qui è “personale”.
Per fare le classiche escursioni in montagna è mia opinione che la caviglia alta è più sicura soprattutto se camminiamo su sentieri disconnessi o su ghiaioni.
La protezione che offre una caviglia alta dello scarpone riguarda la drastica possibilità (per niente rara) di slogarsi una caviglia. Uno scarpone a caviglia alta offre anche maggior protezione dai sassolini fastidiosi che sembra impossibile tentano sempre di entrare dentro la scarpa, ma anche qui ci sono degli accorgimenti che possono aiutare vedi “calze”.
Note di attenzione personali:
Dopo anni di Scoutismo, migliaia di Km a piedi, salite e discese tra alpi, appennini, arsi altopiani come le “mesetas”, ghiacciai e vie ferrate mi sento di poter scrivere qualche consiglio sull’esperienza accumulata.
1) ho trovato, alcuni scarponi, che per economicità fissano il sottopiede alla suola con delle borchie a basso spessore nella zona del tallone e sulla pianta del piede. Queste pur avendo uno spessore poco evidente, non influiscono sulle brevi distanze, ma sulle lunghe distanze possono procurare “fasciti” sulla parte anteriore del piede e infiammazioni ai tendini a livello del tallone. Pertanto quando acquistate uno scarpone togliete la soletta e controllate sotto, controllando sempre il fondo che sia liscio, non ci siano cuciture con spessore evidente e possibilmente se il fondo è in cuoio meglio.
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2) evitate se possibile scarponi con cuciture suola-tomaia molto “esposte” e non protette da fasce in gomma sia per una miglior tenuta impermeabilizzante che per evitare che abrasioni con pietre e sassi possano compromettere la tenuta, rovinando le cuciture esposte. Ho mandato in riparazione delle pedule nuove di marca che su un sentiero in discesa su tratti in ghiaino a fine percorso presentavano evidenti danni alle cuciture.
3) preferite a discapito della “moda” scarponi che NON presentino molte parti cucite (generalmente per migliorare l’estetica), meglio una tomaia più uniforme possibile con meno parti cucite. Le cuciture sono il primo veicolo per infiltrazioni di acqua in caso di pioggia o terreni umidi.
Questo vale anche per la “lingua” sulle chiusure tramite lacci, parte molto critica per le eventuali infiltrazioni di acqua.
4) Non date troppo peso agli inserti molto costosi in materiali tecnici che hanno una funzionalità di impermeabilizzazione solo se utilizzati nella copertura totale del piede e non parziale,(molte aziende per valorizzare il prodotto, fanno degli “inserti” in Gorotex ma solo parziali). Considerate che questi materiali presentano una durata tutto sommato “limitata” nel tempo in quanto il movimento del piede e le pieghe che inevitabilmente si formano all’interno della calzatura dopo qualche tempo vanno a inficiare la tenuta d’acqua del materiale, quindi l’impermeabilizzazione anche su questi materiali tecnici è relativa.
A mio avviso preferisco l’utilizzo di prodotti protettivi esterni nel caso del cuoio che hanno anche la funzionalità di manutenere morbida la pelle, tipo grasso o impermeabilizzanti nel caso di altri materiali.
Se volete approfondire qui trovate un articolo che compara due tessuti tecnici OutDry e Gore-Tex
5) la sostituzione della suola: in genere gli scarponi che hanno la suola stampata o incollata formando un unico “involucro” e non permettono la sostituzione quindi la loro durata è “limitata” dal consumo della suola stessa. Gli scarponi in particolare quelli con cuciture in genere permettono la risuolatura della calzatura a costi molto contenuti riportando lo scarpone a livello di suola con le stesse performance del nuovo, informatevi presso il negoziante se considerate interessante questa caratteristica. La risuolatura è un procedimeno artigianale per ripristinare i carrarmati ed i fascioni dei vostri scarponi. Ci sono vari tipi di fondi e di materiali. Tenete presente che molto spesso i fondi in poliuretano si sbriciolano a causa di un processo chimico chiamato idrolisi e l'unica soluzione è sostituire il fondo per intero.
6) Plantare sottopiede o soletta: spesso sono “accessori” poco considerati sia dai produttori che dagli utenti ma rappresentano una parte importante per il confort del piede. Considerate che una buona soletta oltre ad avere una forma anatomica che segua il piede, non deve essere troppo rigida, l’ammortizzazione della pianta del piede (e di conseguenza la circolazione) è importante per il confort complessivo. Evitate solette troppo sottili e toglietele dalla calzatura per osservare che il fondo sia liscio. A tal proposito spesso lo scarpone può essere migliorato su questo versante e di molto con l’inserimento di un plantare anatomico. Se avete problematiche fisiche specifiche del piede le solette possono essere una soluzione ma evitate comunque di risolvere con il fai da te, consultate un podologo esperto.
7) Calze: non sottovalutate l’uso delle calze.
Sono il collegamento indispensabile fra piede e calzatura e devono farlo senza creare problemi. Quali sono questi problemi è presto detto e molto dipende dalle situazioni ambientali collegate alle temperature esterne.
Comunque la prima regola, la più importante da rispettare è semplice: tenere il piede asciutto!
Le calze devono tenere il piede al caldo se è freddo, così come all’incontrario se le temperature sono elevate.
Devono aderire bene al piede perché la formazione di pieghe crea dolori e sfregamenti propedeutici ad arrossamenti e a successiva produzione di vesciche.
Ripeto la cosa importante e vitale quando si affrontano soprattutto lunghe distanze è mantenere il piede “asciutto”.
Qui non parliamo solo di pioggia o terreni umidi dove ovviamente la cosa può essere molto ovvia.
Il piede bagnato/umido determina una bassa resistenza della pelle allo sfregamento, la pelle si macera e facilmente cede.
Questo però succede anche in ambiente particolarmente asciutti, anzi diciamo “desertici” quando la calzatura non permette una traspirazione sufficiente perché in questo caso è il sudore del piede che crea l’umidita che rovina la resistenza della pelle allo sfregamento.
In entrambi i casi è buona norma potendolo fare, asciugare il piede cambiando calze e calzature. Nell’attraversamento dell’ambiente semi desertico delle Meseta, per esempio ho usato spesso questo metodo sfruttando le soste, togliendo calze e pedule facendole asciugare al sole per qualche decina di minuti e nello stesso tempo dando “respiro” ai piedi e asciugando anche la pelle.
Se invece parliamo di calze
Qui ci sono diverse filosofie e forse tutte sono valide, ma penso che ogni uno trova facilmente la soluzione migliore sperimentando. Qui non mi sento di consigliare un metodo piuttosto che un altro perché molto dipende anche da considerazioni ambientali, ma vi elenco soluzioni che ho sperimentato.
Un tempo usavo solo un calzettone pesante generalmente in lana o misto lana, fino al ginocchio. Il calzettone pesante (ma aderente mi raccomando altrimenti può creare fastidiose pieghe fra piede e calzatura) fa comodo perché sostiene il muscolo del polpaccio, con i pantaloni corti protegge e riscalda il muscolo in caso di basse temperature, protegge un po’ da rovi, ortiche ed erbacce, nelle discese su sentieri ghiaiosi se piegato sul collo dello scarpone evita che si infilino fastidiosi sassolini nello scarpone così come può evitare l’ingresso di neve nella parte alta dello stesso. Per contro in caso si bagnasse inzuppandosi trattiene l’acqua e questo è un grosso problema per la pelle del piede.
Se l’uso della calza pesante crea problemi di pieghe interne e sfregamenti tali da generare arrossamenti, bruciori o peggio vesciche una soluzione può essere trovata con l’inserimento di una doppia calza. Una calza fina e sottile, molto aderente in seta o sintetico (importante che sia liscia) e il classico calzettone sopra. In questo caso lo sfregamento che genera problemi ai vostri piedi avviene fra la calza fina e il calzettone e non fra la pelle e il calzettone. Questo evita quasi completamente le problematiche sopra descritte.
Nel caso le problematiche siano contenute un altro metodo può essere agire a livello del piede. Gli effetti dell’attrito possono essere contenuti “lubrificando” la pelle del piede. Molti ed io stesso, sul cammino di Santiago, ho usato questa tecnica, dato che usare le doppie calze o il calzettone diventa fastidioso date le elevate temperature.
Un ottimo prodotto a basso costo per lubrificare il piede è la vaselina, che và spalmata su tutta la superficie del piede, meglio un po’ prima di partire per avere il tempo che venga assorbita.
Anche se non è strettamente pertinente all’argomento “montagna” per percorsi meno impegnativi, soprattutto in zone calde alcuni usano dei sandali, generalmente prodotti tecnici specifici “da trekking” con una suola importante a elevato spessore, con lo stesso carrarmato degli scarponi da montagna e suola con ammortizzatori. Queste calzature permettono al piede di respirare al meglio, sono particolarmente leggere (meno affaticamento del piede) e danno un’ottima sensazione di “leggerezza”, ma hanno alcune controindicazioni.
Non è il caso di utilizzarli in caso di pioggia perché ingigantirebbero il problema e nei percorsi “sabbiosi” o con sterrati su suoli con pietrisco soffrono la polvere e “catturano” piccoli e fastidiosi sassolini che spesso costringono a toglierli dai piedi per liberarsene.
Anche utilizzando i sandali è indispensabile usare un calzino perché la polvere assieme al sudore si comporta sul piede, a contatto con il sandalo, come la pietra pomice.
Calze tecniche:
Sempre per esperienza anch’io ho seguito le tendenze della tecnologia, ma ho notato che anche queste come gli scarponi hanno pro e contro e c’è un luogo comune per me infondato: quando si parla di “calze tecniche “ sembra che non ci sia di meglio per risolvere qualsiasi problema ai piedi ma non è così.
Non parlo in questo caso delle caratteristiche termiche diverse che si ottengono con l’uso di materiali specifici ma soprattutto con quelle diciamo “meccaniche” di rinforzo.
Molte di queste calze differenziano il piede destro dal sinistro e rinforzano alcune specifiche zone. I rinforzi in genere sono sulle dita del piede, ai lati della pianta del piede in prossimità delle dita, sul tallone, a volte sul malleolo e sul collo del piede.
Tutti questi “rinforzi” potrebbero anche dare fastidio proprio perché non tutti i piedi sono uguali, quindi vi consiglio di valutare e sperimentare che queste “aggiunte” producano un effetto positivo sul vostro piede. Personalmente con alcuni tipi (anche costosi) ho avuto problemi con le cuciture sui rinforzi e sugli spessori a volte esagerati.
Problemi e difetti del piede
Non sempre troviamo degli scarponi privi di difetti per i nostri piedi ma è anche vero il contrario che possono essere i nostri piedi che hanno delle problematiche.
La sostituzione del Plantare:
è il primo intervento da effettuare e può risolvere diversi problemi, i plantari di "serie" come già riportato non sono di grande qualità e nella buona parte dei casi non sono in grado di adattarsi al vostro piede.
In questo caso è opportuno consultare un bravo podologo che analizzi la situazione e preveda delle soluzioni attraverso dei correttivi che generalmente si risolvono attraverso la realizzazione di plantari personalizzati.
Il podologo tramite una apposita apparecchiatura misura il piede del cliente tramite scansione e in base alle indicazioni fornite dalla macchina prepara una soletta tramite termoformatura o ne realizza ad hoc con spessori e materiali con diverse consistenze per le zone, differenziate in base dall’analisi dell'impronta rilevata.
La loro sostituzione normalmente, evita la comparsa di crampi alla pianta del piede, dovuti al non corretto appoggio plantare del piede.
Diversi tipi di plantari per correzioni standard anche parzialmente personalizzabili si trovano già pronti sul mercato, generalmente nei negozi di sport specializzati, nelle farmacie e nei negozi di Sanitaria ma personalmente per i casi più “difficili” il ricorso allo specialista è una scelta obbligata anche perché la correzione “posturale” non è solo del piede ma della postura generale, non è funzionale solo per gli scarponi ma anche per le normali scarpe di utilizzo quotidiano.
A titolo di esempio riporto qui di seguito alcune patologie comuni del piede.
Patologia |
Causa |
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Causata da calzature troppo strette in punta, o troppo corte, che non permettono alle dita di distendersi in modo ottimale. |
BORSITE DEL PRIMO METATARSO |
Spostamento del primo metatarso verso l'esterno (cipolla) e conseguente spostamento dell'alluce verso l'interno. |
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Patologia analoga alla precedente, base del 5° metatarso, la parte più sporgente all'esterno del piede. Può provocare gonfiori ed arrossamenti, spesso dovuti allo sfregamento dell'osso sulla scarpa. |
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Le falangi delle dita risultano essere deformate, flesse e rigide. Questo provoca uno sfregamento delle dita con la parte superiore della calzatura. |
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Collo piede alto, generalmente associata al piede cavo, provoca una eccessiva pressione sui vasi sanguigni ed a volte sui tendini dei muscoli estensori delle dita. |
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Generalmente associata al piede piatto. Non avendo sostegno dalla volta plantare, l'osso scafoide tende, sotto il peso del corpo, a fuoriuscire dal bordo del piede, con pressione anomala sullo stesso. Spesso si accompagna ad una sporgenza del malleolo interno. |
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Dovuta all'uso reiterato di scarponi molto stretti (tipico degli atleti). E' sostanzialmente una infiammazione provocata dallo schiacciamento del tendine di Achille tra osso calcareale e calzatura, che può portare anche alla tendinite. |
Fonte immagini: Skibootfit.it
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redatto da F.L.